Cuori Confusi

Una storia d'amore

L'immagine di copertina di questa pagina è stata realizzata da Romance Cover Graphic 

Cuori Confusi è una storia d'amore o un "romance", se preferite.

È ambientata in Liguria, tra Alassio, Genova, ma anche a Londra... e un po' in giro per il mondo.

È una storia leggera, dolce e divertente, che comincia un pomeriggio di inizio estate.

Di cosa parla? D'amore, sentimenti intensi, a volte confusi, travolti dalle emozioni.

I protagonisti sono un ragazzo e una ragazza, amici da sempre, impegnati nella loro vita, assorbiti dalle loro passioni, intenti a costruire il loro futuro e a fare i conti con i loro sentimenti, ma...

Lasciamo che i personaggi si presentino da soli...

«Ciao sono Elisa, ho venticinque anni, per gli amici Eli, Lili solo per lui... Fabri, cioè Fabrizio, il mio amico di sempre.»

«Lili, Pulcino, lascia parlare me, se dobbiamo convincere delle dolci e adorabili fanciulle a leggere la nostra storia, credo di essere io quello più indicato per questo compito.»

«Certo, certo... Che presuntuoso.»

«Come scusa?»

«Oh niente, continua pure.»

«Beh, cosa posso raccontarvi? Lili è un meraviglioso angelo, io l'adoro, ma ha dei pessimi gusti in fatto di ragazzi, o forse è un po' sfortunata.»

«Eh già...»

«E che dire di me? Canto e suono in una band a Londra, le ragazze perdono la testa per me. Attente a non perderla anche voi...»

...

«Che hai da ridere?»

«Oh, niente, niente... Lo sai che ti adoro.»

I luoghi dove ha inizio la storia

Il budello di Alassio

Il questa graziosa via pedonale, parallela alla spiaggia, si trovano tantissimi negozietti.

Souvenir, grandi marche, per non parlare di bar, pub, forni, pizzerie e golosissime gelaterie...

Proprio qui si trova la libreria di Elisa e Elena!

La piccola spiaggia

C'è una piccolissima spiaggia libera a cui si può accedere direttamante dal budello.

Lì è seduto Fabrizio a suonare la chitarra, mentre aspetta che arrivi Elisa...

Cielo di Alassio

Ecco il cielo come piace a Elisa, quel momento quando non è più giorno, ma non è ancora notte.

Personaggi


Elisa

Semplice, dolce e solare, Elisa è inconsapevole della sua bellezza acqua e sapone, è molto seria e si dedica alle sue passioni quasi con devozione.

Suona il fagotto nell'orchestra del Teatro, Carlo Felice di Genova.

Fabrizio

Affascinante e divertene. Ha una voce calda e molto dolce. Nonostante lo spirito da "rockstar" lavora come programmatore per una grande multinazionale di comunicazioni.

Fagotto

Per chi non lo conoscesse, è uno strumento a fiato, ad ancia doppia, molto difficile da suonare. Figlio di uno strumento rinascimentale, ha un ruolo fondamentale nell'orchestra sia come basso che come solista.

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La trama

Elisa e Fabrizio sono amici da sempre, c'è sempre stato tra loro un sentimento profondo ed intenso, ma crescendo hanno fatto un passo indietro.

Ognuno ha seguito la propria strada. Adesso Elisa è fidanzata, ha una libreria ad Alassio con Elena, la sua migliore amica, e il posto di secondo fagotto nell'orchestra del Carlo Felice di Genova, mentre Fabrizio lavora a Londra per una multinazionale e suona in una rock band.

Sono sempre ottimi amici e continuano a frequentarsi, perché non possono proprio stare lontani.


CAPITOLO 1

Elisa


Sono arrivati due scatoloni di libri. Sorrido al corriere come se fosse Babbo Natale. Sono sempre felice quando apro le scatole con i nuovi arrivi. Li tiro fuori, li guardo, li annuso... Una gioia infantile e irrazionale si propaga nel mio animo da lettrice.

Okay, ora divento la libraia efficiente e scrupolosa. Controllo la bolla di trasporto, spunto la lista dell'ordine e li carico a magazzino con il computer.

Adoro il mio lavoro, è stato la realizzazione di uno dei miei sogni e l'ho fatto insieme a Elena, la mia migliora amica.

Il mio cellulare squilla, un messaggio.

"Sono in spiaggia, il cielo è rosso, come piace a te. Sto suonando e due vecchiette mi hanno dato 5 euro!! Ti aspetto! B"

Leggo e sorrido, penso alla sua faccia da schiaffi mentre le due donne gli fanno l'elemosina. Che tipo!

«Fabri?» Elena mi guarda «È arrivato?»

Annuisco «Sta suonando sulla spiaggia» le faccio vedere il messaggio.

Elena scuote la testa divertita «Va' da lui, chiudo io qua.»

Mi guardo attorno, la libreria è abbastanza in ordine, non la lascio nelle canne «A che ora viene a prenderti Luca?»

Elena mi sorride raggiante e suoi grandi occhi castani si illuminano, lo so che sta pregustando il suo week-end in barca. Il suo fidanzato Luca ha affittato una barca a vela e la porta a Portofino per il loro anniversario. Che dolce!

«Arriva per le otto al porticciolo, ci vado in bici, ho già lo zaino pronto» si passa una mano sui capelli corti a spazzola.

Mi avvicino e l'abbraccio «Divertitevi» mi raccomando, ma non ce n'è bisogno, loro sono una coppia fantastica, stanno insieme da sei anni. Si sono conosciuti quando Elena ha fatto il suo primo stage all'acquario di Genova, lui è un biologo marino.

Elena si allontana appena e mi guarda con il broncio «Mi spiace non esserci domani, mi perderò il tuo assolo!»

Domani sera suono, è il primo concerto della stagione estiva dell'orchestra del "Carlo Felice", il teatro più importante di Genova. Il maestro mi ha voluta premiare per l'impegno, non mi sono persa nemmeno una prova da tre anni! Faremo Mozart, Concerto per fagotto k191. Bellissimo, ma difficile, sono molto emozionata, anche se l'assolo lo suonerò con Carlo. In realtà lui è il primo fagotto, ma nell'esecuzione ci alterneremo.

Il telefono suona di nuovo.

"Arrivi? :( O devo trovarmi un'altra ragazza da portare fuori a cena? Ho prenotato al tuo ristorante preferito.! :P"

Sorrido e rispondo che sto arrivando.

Prendo lo zaino ed esco nel budello, c'è ancora parecchio movimento anche se è già piuttosto tardi. L'odore di mare mi avvolge, la stretta stradina affollata di negozi è la zona più amata di Alassio, sia dagli abitanti che dai turisti. Le mille botteghe, bar, ristoranti, gli scorci verso il mare... E poi chi può resistere allo shopping?

Adoro quel posto.

Svolto verso destra, il vicoletto dà direttamente sulla spiaggia, mi accuccio per levarmi le scarpe. Il mare è calmo, una tavola blu scura, quasi grigia, il sole è già calato, quindi l'aria è fresca e anche la sabbia.

Ah, la sabbia fresca della sera...

Questo è il momento della giornata che preferisco, quando non è più giorno, ma non è ancora notte.

Prima di vederlo sento già la sua voce.

Sta cantando "Crêusa de mä" di De André!

Volo da lui, con un sorriso che va da un orecchio all'altro, non dovrei essere così felice di vederlo.

È seduto, ha gli occhi chiusi e l'aria sognante. Le lunghe ciglia scure come i suoi capelli gli sfiorano il viso abbronzato dai tratti decisi e le sue labbra, così facili al sorriso, così morbide...

Trattengo il fiato... Sì, adoro anche lui!

Vorrei subito abbracciarlo, ma per adesso preferisco sentirlo suonare, per quello avrò tempo dopo.

Un gruppo di passanti lo ascolta incantato. Certo che visto così non sembra proprio "La Bestia". Il suo gruppo rock si chiama "The Beasts", appunto le bestie e lui è il cantante leader. Fanno musica impegnata politicamente, contro i soprusi e le ingiustizie. Sono bravi, ma danno molto fastidio. Nessuna casa discografica farà mai un contratto a un gruppo così "agguerrito", ma loro continuano a suonare nelle piazze, mettono i video on-line e hanno un sacco di fans!

Lui è fantastico. La sua voce è bellissima, se dovessi paragonarla a uno strumento musicale, direi... un sax tenore. È calda e molto sensuale.

Sospiro appagata, mi avvicino lentamente e mi siedo in ginocchio dietro di lui, non posso fare a meno di unirmi al coro con una seconda voce.

Lui si volta e spalanca i suoi dolci occhi scuri, il suo sguardo si illumina e mi sorride.

Gli avvolgo le braccia attorno al collo e avvicino il viso al suo, sento il suo odore familiare di cuoio e pino. Cantiamo insieme da sempre e ogni volta mi emoziona.

Terminata la canzone, incurante del pubblico che lo applaude, posa la chitarra di lato, si volta verso di me e afferra i miei fianchi. Mi trascina letteralmente in braccio, mi stringe a sé e affonda il viso nel mio collo, tra i miei capelli.

«Lili» mi sussurra.

Il mio nome, anzi il mio nomignolo, sulle sue labbra suona dolce e carezzevole.

Mi sento in subbuglio e non dovrei, ma non posso farne a meno, mi allontano appena per rimettere la giusta distanza tra noi. Vedo subito l'ombra della delusione attraversargli lo sguardo, non voglio ferirlo e mi avvicino di nuovo per dargli un bacio sulla guancia.

Sorride, ma, appena poso le labbra, si volta, mi trattiene il viso tra le mani e mi ruba un bacio, dolce, veloce, ma profondo.

Si allontana e mi sorride appagato.

«Bi!» lo rimprovero, ma senza troppa convinzione.

Lui scrolla la testa «Smettila, lo sai che abbiamo un patto!» mi ricorda.

Io rido.

È successo quando avevamo tredici anni e mi baciò per la prima volta...


Io ero estasiata, mi piaceva e avrei voluto che mi baciasse sempre, così ci scambiammo una promessa solenne: «Ogni volta che vorrai un bacio, te lo darò» gli dissi e lo stesso fece lui.

Ho provato molte volte a convincerlo che eravamo solo due ragazzini, ma lui non ha mai voluto sentir ragione. E probabilmente anche a me, sta bene così.


Chiacchieriamo un po' della nostra settimana e poi del concerto di domani, mi lascia parlare, sfogarmi e vuole sapere tutto quello che mi passa per la testa e... nel cuore.

«Sarai bravissima» mi dice dolcemente «e io sarò lì ad applaudirti.»

Lo so, è sempre venuto e non si è mai perso uno dei miei concerti da quando ho iniziato il conservatorio, anche quando lui ha mollato e si è trasferito a Londra.

Poi mi guarda facendo una smorfia schifata «Ci sarà anche lui?»

Si riferisce al mio attuale fidanzato, sospiro esasperata.

«Non sei curioso di conoscerlo?» lo stuzzico.

Spalanca gli occhi con aria terrorizzata.

Rido, è sempre il solito.

«Ormai sono sei mesi» dice poi rassegnato «suppongo che mi dovrò decidere.»

«Mi darai la tua benedizione?» chiedo divertita.

Lui mi guarda scandalizzato «Non correre Pulcino!»

Mi rimprovera, come se fosse mio padre o mio fratello maggiore. Mi chiama pure con lo stesso nomignolo che usavano i miei genitori quando ero piccola «Prima dovrò conoscerlo attentamente, lo sai che tu non sei mai abbastanza obbiettiva.»

Con lui è sempre stato così, ogni volta che sto con qualcuno fa il geloso e diventa protettivo.

Se solo fosse un po' più...

Scuoto la testa, abbiamo fatto mille volte questo discorso, noi siamo amici e basta, lo saremo per sempre. Niente di più. Vediamo le cose in modo troppo diverso. Lui non vuole impegnarsi, invece io sì, voglio inseguire i miei sogni e tra quelli c'è anche trovarmi un fidanzato, sposarmi e... avere dei figli. Una volta mi disse che quando avrebbe trovato la persona giusta, sarebbe cambiato.

Ci rimasi molto male, avrei voluto essere io la persona giusta, ma evidentemente non sono abbastanza speciale per fargli mettere la testa a posto.

Sospiro e mi fa male il cuore...

«Ho fame» cambio discorso, inutile rimuginare.

«Porto la chitarra in libreria» dice mentre raccoglie la sua roba.

Mi prende per mano e andiamo.


Dopo cena, andiamo di nuovo sulla spiaggia, è sorta la luna dal mare. Che spettacolo!

Alla nostra destra il Torrione incombe su di noi con la sua ombra imponente, mentre a sinistra tante piccole luci disegnano la costa nell'oscurità. Adoro il mare di notte.

Crolliamo seduti ridendo come due deficienti. Con lui è sempre così, rido fino a sentirmi male.

Beve un sorso di birra, poi mi guarda, sembra triste «Andrò a New York» sospira e abbassa gli occhi.

Come come? A New York? Così lontano? E me lo dice solo ora? Per fortuna sono seduta, altrimenti sarei caduta, mi muore il sorriso sulle labbra.

Mi sento male, ho un vuoto nello stomaco.

Perché? Quando? Vorrei tempestarlo di domande, ma rimango zitta.

Lui mi guarda sottecchi, poi mi fissa preoccupato «Ehi, Pulcino» si fa vicino, mi avvolge il viso nelle sue calde mani e mi asciuga le lacrime.

Lacrime? Sto piangendo?

«Io... Scusa...» balbetto, non so come giustificarmi, non posso dirgli che voglio che resti con me.

Mi abbraccia, mi posa una mano dietro la nuca e mi strige al petto «Tranquilla, lo sai che non ti libererai mai di me.»

Lo sa che non voglio perderlo. Sono patetica? Mi sento patetica e... disperata.

«Mi hanno offerto una buona occasione alla TecnoDreams, finalmente farò il lavoro che volevo» mi spiega, intanto continua a cullarmi come una bambina «mi mettono alla progettazione, basta codici e numeri.»

Dovrei essere contenta.

«Finalmente ascolteranno le mie idee» sembra entusiasta.

Cerco di essere felice per lui, ma... a New York!

«Non vado da solo.»

Per fortuna, mi dico.

«Ricordi Laura? La mia collega?»

Mi stacco da lui e probabilmente lo guardo malissimo, la ricordo eccome.

Mi fissa sorpreso e poi ride «Sei gelosa!» cerca di abbracciarmi di nuovo, ma mi ritraggo.

Laura è diversa, non è come tutte le altre mille ragazze con cui è stato, quella è una tipa in gamba, col cervello, un carattere tosto. Ed è anche di una bellezza mozzafiato. Accidenti!

Mi viene una furia omicida se lo penso con lei, a lui piace lo so. Beh, a lui piacciono tutte, ma lei... Potrebbe accalappiarselo e portarmelo via.

Oh accidenti! Ma che sto dicendo?

Faccio un respiro profondo per calmarmi e poi un altro... e un altro. Non mi calmo.

Fabri mi continua a guardare cercando di indovinare cosa mi passa per la testa, poi mi offre la sua birra.

Io non bevo mai, ma con lui sì, una volta mi ha anche fatto ubriacare. La afferro e ne bevo un paio di sorsi.

«Va meglio?» mi chiede dopo un po'.

Io annuisco, ma non è vero.

Si alza e mi tira su «Mi sa che stasera ci vuole qualcosa di più forte.»

Mi sa che ha ragione.


Saliamo le scale a fatica, lui è completamente appoggiato a me, continuiamo a ridere.

Arrivati in cima, apro la porta e lui cade dentro all'appartamento.

Mi sento male dal ridere e mi accascio accanto a lui, mi viene da vomitare.

Mi alzo e corro in bagno. Cavolo, ho bevuto troppo, penso mentre afferro i bordi del water con le mani.

«Lili, stai bene?» dice strascicando le parole.

Torno da lui e lo aiuto ad arrivare al letto. Per fortuna è un monolocale.

È un appartamento carino, ci ho vissuto per un po', è al piano di sopra del negozio. Ha un'unica grande finestra che dà sulla spiaggia e la scala scende direttamente in libreria.

Quando io e Elena la abbiamo rilevata, per un paio di mesi abbiamo abitato qui, poi abbiamo preso in affitto la casetta dove stiamo adesso, più in collina, nel verde. Ogni tanto, però, ci fermiamo qui, oppure ci si ferma Luca e anche Fabri, quando viene a trovarmi.

Mi trascina a letto con lui «Stai con me stanotte» è ubriaco fradicio.

«Non credo che sia una buona idea» proprio per niente.

«E se mi sento male?» lui sa come farmi sentire in colpa «Ti prego Lili» mi abbraccia e mi guarda. È dolcissimo, tenero e... bello da morire.

Non gli rispondo, lo aiuto ad andare in bagno e a sistemarsi nel letto.

Mi tira di nuovo accanto a lui e chiude gli occhi appagato.

Rimarrò finché non si addormenta.


Fabrizio


Cerco di aprire gli occhi. Oh cavolo, mi sento di merda. Ho veramente esagerato ieri sera.

Chi mi ha messo la sabbia negli occhi?

Sospiro. Il suo profumo, limone e fragola. Sento il peso della sua testa sul mio petto. È rimasta con me! Sorrido come uno scemo.

La stringo e mi obbligo ad aprire gli occhi. È già chiaro e le persiane alle finestre lasciano filtrare il sole che sta sorgendo sul mare.

La luce accarezza i suoi capelli chiari leggermente spettinati. È bellissima.

Sospiro, sento un dolore terribile allo stomaco, ma non so cosa darei per svegliarmi ogni mattina accanto a lei.

Oh, per la miseria, ma che dico?

Ieri sera ho sperato, per un attimo ho creduto che mi chiedesse di restare con lei, ma... non lo ha fatto.

Certo, l'ho delusa troppe volte, io sono un pazzo e non sono un tipo raccomandabile, come posso pensare che mi voglia accanto a lei. E poi io ce l'avrei il coraggio di mollare tutto?

Però piangeva. Non sopporto vederla piangere e nemmeno pensarci.

Ripenso invece alle altre volte in cui ci siamo svegliati abbracciati.

La nostra prima volta...


Dopo il diploma, la sera stessa facemmo l'amore. Ero riuscito a convincerla, con molta fatica. Era da un po' di tempo che ci provavo, ma lei aveva paura.

Poi, mentre mi aiutava a studiare per la maturità, le strappai la promessa e lei mantiene sempre le promesse. A dire il vero, fu una specie di ricatto.

Ridacchio ancora tra me: se voleva che io studiassi a dovere, avrebbe dovuto motivarmi.

Fu magnifico, anche per lei, lo so, ma... dopo quella volta si allontanò. Me lo disse chiaro, si sentiva troppo presa da me, mi disse: «O continuiamo così e ci sposiamo al più presto, oppure è meglio che rimaniamo solo amici.»

Accidenti a lei e a me. Mi terrorizzò. Come darmi torto, avevamo diciannove anni! Mi fece scappare come un ladro, ma... non andai molto lontano, perché non volevo allontanarmi da lei, era la mia migliore amica e io il suo.

Quella fu comunque la notte più bella della mia vita, certo fino alla volta successiva.

Eravamo un po' più grandi. Si era lasciata con Carlo, quello stordito del nostro compagno di conservatorio. Una storia assurda, lui era uno stupido puritano, non aveva fatto altro che farla sentire in colpa perché non era più vergine.

Che pezzo di merda!

Lei venne a Londra per assistere al mio primo concerto. Una serata folle, io ero assatanato! Altro che "La Bestia"! Alla fine del concerto, carico di adrenalina, spaccai la chitarra e mi strappai la maglia.

Lei era magnifica. Aveva un paio di jeans e una maglietta azzurra da brava ragazza. Stonava in quel contesto, come una perla in mezzo alla spazzatura.

Quando scesi dal palco mi abbracciò, io la baciai e le saltai praticamente addosso.

Mi sgridò indulgente come sempre. La portai via da quell'ambiente troppo squallido per lei. Arrivati a casa, mi rimproverò ancora per aver rotto la chitarra e strappato la maglia, disse che lanciavo un messaggio sbagliato ai miei fans. Disse che non aveva senso che facessi musica di protesta contro il consumismo e poi spaccassi tutto a fine concerto. Lei è sempre così corretta e integerrima.

«Se proprio vuoi fare impazzire le ragazze e spogliarti sul palco» disse arrossendo «levati la maglia e lanciagliela!»

Adorabile.

Io le promisi che non lo avrei fatto più. Infatti ho rispettato la promessa.

Mi raccontò di Carlo, le aveva chiesto di sposarla, beh, non era quello che voleva? In realtà, lui pretendeva che lei mollasse tutto per fare la brava mogliettina, così lei era scappata via.

La consolai con dolcezza e tenerezza. Ne aveva bisogno, io ho sempre capito quello di cui aveva bisogno.

Dopo aver fatto l'amore mi confessò che non lo aveva più fatto con nessuno!

Quel cretino di Carlo! In tre anni non l'aveva toccata nemmeno con un dito!

Era uno stronzo o forse era gay. L'aveva fatta sentire sbagliata per tutto quel tempo.

Ah, se lo avessi immaginato!

Ero convinto che lui la meritasse più di me, perché studiava e si impegnava, mentre io avevo mollato tutto per andare a Londra e mettere su la mia band di pazzi scatenati.


«Giorno» si è svegliata e i suoi occhi mi sorridono tra le ciglia.

Mi sento morire da quanto la desidero. Mi stiracchio e faccio lo scemo.

«Ah, stanotte è stato fantastico» le dico impertinente.

Lei mi guarda seria e preoccupata, i suoi occhi verdi sono sempre così brillanti appena sveglia... Poi arrossisce. Per un attimo sembra in dubbio. Forse ha sognato di fare l'amore con me! Faccio le fusa come un gatto e le sorrido malizioso.

Lei mi tira un pugno «Smettila, scemo» poi ride «te lo sarai sognato.»

Sospiro «Molto probabile» dico piano senza farmi sentire.

«Come?»

Ops, mi ha sentito? Mi guarda sospettosa, forse no.

«Vado a farmi la doccia» scivola via dal letto e mi manca subito.

«Tra mezz'ora devo aprire» si stiracchia e la maglietta le sale, vedo la pelle morbida dei suoi fianchi. Mi fanno male le mani, tanta è la voglia di toccarla.

Prima di chiudere la porta del bagno mi dà una sbirciata. Mi sorride, è felice che io sia qui, lo so.


Elisa


Sono dietro al banco e sento aprire la porta.

Roberto.

«Ciao, tesoro» mi sorride splendido. È vestito elegante, come quando l'ho conosciuto. Lui è un rappresentate di libri, sono due anni che lavora in zona e fa strage di cuori tra le giovani libraie.

Quando ho capito che era interessato a me, non potevo crederci. È intelligente, sicuro di sé, sempre impeccabile, un gentiluomo, in realtà non so che ci abbia trovato in me.

Si toglie gli occhiali da sole e mi guarda con i suoi brillanti occhi nocciola, come uno che sa di essere bello, abituato a fare un certo colpo sugli altri, anzi sulle altre.

«Che sorpresa!» Non lo aspettavo, strano, di solito lui non fa sorprese.

Oh cavolo! Su c'è Fabri! Ha detto che mi portava giù la colazione!

Mi sento a disagio. Certo, non ho fatto niente di male, Robi sapeva che avrei cenato con lui, ma... beh, ecco, dormire assieme non era in programma. Non volevo che si incontrassero così, gli avevo già parlato di Fabri e lui non era parso entusiasta all'idea che avessi un amico speciale.

Prendo il cellulare e digito un messaggio al volo "Non scendere! C'è Roberto" e invio.

Si avvicina, ma non si sporge per baciarmi, è schivo, riservato e non ama le smancerie in pubblico, anche se adesso non c'è nessuno.

«Tutto a posto?» mi chiede preoccupato, poi vedo il suo sguardo andare oltre e spalancarsi in una smorfia sorpresa e inorridita.

«La colazione è servita!» Fabri.

Mi volto e rimango a bocca aperta. Fabri sta scendendo le scale a torso nudo, la sua maglietta nera gettata distrattamente sulla spalla. Ha i capelli spettinati, è scalzo e... terribilmente sexy.

Arrossisco e mi avvicino a lui fulminandolo con lo sguardo «Non hai visto il messaggio?» gli chiedo tra i denti.

«Quale messaggio?» mi sorride angelico.

Lo ha fatto apposta! Lo strozzo!

Si avvicina e mi dà un bacio sulla guancia «È stato fantastico stanotte» dice a bassa voce, ma abbastanza alta perché Robi possa sentire.

Mi sento male.

Mi passa oltre e si dirige verso Roberto «Ciao» gli sorride splendido e si infila la maglia.

Roberto è rimasto senza parole e anche io.

Fabri si volta ancora verso di me «Vado a comprarti un po' di focaccia, ma...» poi guarda lui «forse il tuo fidanzato ha portato qualcosa di buono per te?»

Vuole metterlo in difficoltà.

Ma Roberto non si sente in difetto e scuote la testa. Lui non mi porta mai niente.

«Come non detto,» sorride spietato «a dopo» guarda ancora lui per salutarlo «Bobby-book.»

Bobby-book? Oh no, ci risiamo con i soprannomi scemi! Chiudo gli occhi e sospiro sperando di svegliarmi. È un incubo, vero?

Quando li riapro, purtroppo mi trovo davanti Roberto che mi guarda molto contrariato.

«Lui è...» indica con il pollice dietro di sé, dove Fabri è uscito.

«È Fabrizio, il mio amico» stringo le labbra, non so cosa dire.

Lui fa per parlare, ma poi ci ripensa, mi guarda di nuovo «Ha-ha-ha dormito qua?» è sconvolto, non l'ho mai sentito balbettare.

Annuisco «Sì, dorme sempre di sopra quando viene a trovarmi» glielo avevo già detto. Comincio a essere un po' scocciata.

«Avete dormito...» deglutisce a fatica «insieme?» mi chiede timoroso della risposta.

Non posso negare, non sono brava a dire bugie. Sospiro «Senti, non ti arrabbiare» la mia voce è contrariata «lui era ubriaco e sono rimasta con lui perché avevo paura che si sentisse male, non è successo niente!» scandisco le parole.

Roberto scuote la testa «Ma su c'è un letto solo!» lui lo sa, ci ha dormito anche lui qualche volta.

«E allora?» ribatto, forse un po' troppo alterata. Tutta questa situazione mi sta stressando!

Lui fa un sospiro e cerca di calmarsi «Senti Elisa, io lo so che siete amici da sempre e mi fido di te.»

Davvero? Mi chiedo scettica, dalla faccia non si direbbe... È diventato verde.

«Ma mettiti un attimo nei miei panni» si giustifica «Come ti sentiresti, se vedessi uscire dal mio ufficio una bionda formosa super sexy... E io ti dicessi che è una mia cara amica... Che abbiamo dormito insieme, ma non è successo niente?» mi guarda esasperato.

Come mi sentirei? Quindi a lui piacciono le bionde formose super sexy? Okay, anche io sono bionda, ma non di certo super sexy! Mi viene il nervoso. Allora perché si è messo con me?

Mi guarda in attesa... Ah già, come mi sentirei? Onestamente, girerei sui tacchi e lo manderei a quel paese. Forse non dovrei dirglielo.

«Ma ti rendi conto della figura che farei, se qualcuno sapesse che la mia ragazza ha dormito con un altro?»

Ha paura di fare brutta figura? Quindi è solo per quello che penserebbero gli altri? Non riesco a rispondergli.

«Mi viene voglia di andarlo a strozzare? Capisci?» lo guardo sorpresa. Come si permette! Strozzare Fabri?

Sospiro e cerco di calmarmi. Sono confusa. Anche io ieri sera avevo voglia di uccidere Laura.

A pensarci bene, però, non ce l'avrei con la bionda di Roberto. Chiudo gli occhi e gli do le spalle. Mi sento frustrata, non ce l'ho nemmeno con Fabri, ce l'ho con lui... ma perché?

Stupendomi immensamente sento che si avvicina e mi mette le mani sulle spalle «Scusami, tesoro» sospira «non ce l'ho con te e nemmeno con il tuo amico» mi passa le mani sulle braccia «In realtà ero venuto per dirti che stasera non so se riuscirò a venire a teatro.»

Mi giro sconcertata. Come?

Scuote la testa «Mi spiace» abbassa gli occhi «una riunione importante... Non ho potuto dire di no.»

«Ma... me lo avevi promesso?» sono delusa e ferita. Per me è importante!

«Ci proverò, okay?» mi parla come fossi una bambina, lo dice solo per calmarmi, ma non verrà, lo sa già.

Io sono diventata di ghiaccio. Non gli rispondo.

«Ti chiamo» se ne va.

Non ci posso credere.


Fabrizio


L'accompagno alla stazione. Ha un paio di jeans, una graziosa camicetta a fiorellini azzurri, i capelli legati in una coda di cavallo, è bellissima e...

È pensierosa, imbronciata e non è solo tesa per la prestazione. Non vuole venire in moto con me. Ha paura che si rovini il fagotto, o il tubo magico, come lo chiamo io.

Ma perché allora non l'accompagna Bobby-book?

Gliel'ho chiesto, ma non mi ha risposto. Mi sa che stamattina li ho fatti litigare. Mi sento in colpa. Non per lui. Che fighetto di merda. Non mi piace per niente. Non le ha nemmeno portato un dolce... o un fiore... Lei adora le sorprese, non lo sa?

Quando sono tornato dal forno con la focaccia era già andato via, io pensavo che lei fosse infuriata con me, invece non mi ha detto nulla. L'ho aiutata con i libri, piano piano si è rilassata e ho cominciato a scherzare. Poi sono entrate un paio di ragazze che ho circuito con il mio irresistibile fascino per convincerle a comprare comunque qualcosa, anche se non c'era quello che cercavano. E ci sono riuscito!

Lili mi ha detto che sarei un ottimo socio. Mi ha guardato per un attimo seria. Diceva sul serio? Poi mi ha preso in giro e fatto il verso, scimmiottando il mio comportamento con le ragazze. Ci siamo fatti un sacco di risate. Non abbiamo parlato né di lui né di New York.

«Il treno sta per arrivare» dice lei, mi scuoto dai miei pensieri.

«Sei arrabbiata con me?» le chiedo, devo saperlo, non voglio che faccia il concerto con un peso sullo stomaco per colpa mia, «Per stamattina?» aggiungo.

Lei mi guarda sorpresa e gli occhi le si riempiono di lacrime. Oh no.

L'attiro a me e sussurro tra i suoi capelli «Mi spiace Lili» ora mi ricordo perché non sono il tipo giusto per lei. La faccio sempre piangere. «Sono stato uno stronzo.»

Lei scuote la testa, ma continua a piangere.

«Ti ho combinato un casino?» le chiedo piano, non so che fare «Se vuoi gli parlo.»

Lei si allontana appena e mi guarda sorpresa, accenna un sorriso.

Prendo il suo telefono dalla tasca «Lo chiamo e gli chiedo scusa...» sta sorridendo, forse mi perdona.

«Tu ti scuseresti con lui?» l'ho stupita, non se l'aspettava, faccio un'espressione da figo.

«Lo sai che so essere veramente fantastico, quando voglio.»

Si asciuga gli occhi e mi guarda dolce «Ti voglio bene, lo sai?»

Ora mi sorprende lei... Perché mi dice così? In fondo è tutta colpa mia, no? Guardo il suo telefono per non farle capire quanto mi fa sciogliere ogni volta che me lo dice «Allora, lo chiamo, come lo hai salvato? Bobby-book? Robi-caro?» la prendo un po' in giro.

Sorride, ma poi si rabbuia di nuovo e si riprende il telefono «Non serve che lo chiami» è di nuovo arrabbiata.

«Perché?» ora non ci capisco più niente.

La prendo per le spalle «Che succede Lili?»

Distoglie lo sguardo.

«Se non me lo dici tu, lo chiederò dopo a lui» la minaccio scherzosamente.

Stringe le labbra «Non credo che potrai farlo» dice piccata.

Inclino la testa e la studio... Non-ci-credo! «Non viene?» chiedo allibito.

Lei non risponde e fa un sospiro «Sta arrivando il treno.»

Si volta e si incammina.

La rincorro «Ehi, aspetta un attimo!»

Non è possibile che quello stronzo fighetto di merda le abbia detto che non va a vederla, solo perché io ho fatto un po' lo scemo!

«Non viene per colpa mia?» l'afferro per un braccio.

Chiude gli occhi per trattenere le lacrime, poi si ferma e mi guarda dolce, allunga una mano e mi fa una carezza «Tu non c'entri niente, okay?»

Non ci credo.

«Veramente Bi, è venuto stamattina apposta per dirmelo» tira su con il naso come una bambina, la adoro quando fa così.

Mi dispiace, avrei quasi preferito che fosse per colpa mia, almeno potevo darmi del deficiente, ma così...

Mi sale un'ondata di rabbia omicida, come può perdersi il suo assolo, lo sa quanto è importante per lei? La fa andare così, con il cuore ferito ad affrontare questo momento? Non è giusto!

La afferro per le spalle e la guardo serio «Sai cosa ti dico?»

Mi guarda tormentata.

«Se non viene, peggio per lui» che fantasia, eh? «Tu non hai bisogno di lui per essere magnifica» un po' meglio.

Si calma, mi guarda piena di aspettativa.

Le asciugo le lacrime, sfioro il suo nasino con il mio «Io ci sarò» la bacio, non importa se poi si arrabbierà, ma lei non si ritrae. Wow, mi lascia fare, sta rispondendo al mio bacio e... per un attimo sento che mi afferra la maglia e mi attira a sé.

Vado in tilt.

Dopo un po', un bel po'... Mi spinge via delicatamente, la guardo aspettandomi una sfuriata.

Mi lancia appena uno sguardo e abbassa gli occhi «Grazie» sussurra.

Arriva il treno.

Mi guarda ancora sorridendo, sta meglio. La aiuto a salire.

«Fammi sognare. Ci vediamo in teatro!» le dico mentre si volta ancora una volta per salutarmi.

Il treno parte con un gran frastuono, molto simile a quello che c'è nella mia testa e nel mio cuore.

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